Correva l’anno 1926. Vigilia di Natale. A Milano un giovane medico di 31 anni fu chiamato al capezzale di una partoriente. Era un parto difficile, una grossa emorragia era in corso. Vittorio Formentano (Firenze 1895 – Milano 1977), capì che senza una trasfusione di sangue avrebbe potuto salvare solo la nascitura.
Era un ematologo, uno dei pochi all’epoca. Uno studio privato, come tutta la medicina del tempo, in Via Moscova, 18.
Donatori quella notte? Macché! Esistevano solo datori a pagamento. Il “cachet” si aggirava attorno alle 800-900 lire dell’epoca. Mica poco, se con uno stipendio di sole “1000 lire al mese” ci si considerava già ricchi.
A quell’ora, poi…. E con quali soldi? Quelli di una modesta famiglia di operai? Una giovane donna morì. Una bimba nacque.
Assieme a quella bimba nacque un’idea. O, meglio, un ideale.
Com’è possibile, si chiede il giovane medico, che si possa morire di emorragia quando milioni di persone sane potrebbero intervenire in tempo per evitarlo?
L’A.V.I.S. (nazionale), primo gruppo organizzato di donatori di sangue in Europa, fu fondata il 16 Febbraio 1926 quando il Dott. Vittorio Formentano chiamò a raccolta, nel suo studio, attraverso le colonne del “Secolo sera”, uomini e donne di buona volontà disposti a donare il proprio sangue. Risposero in 17. 16 uomini e 1 donna.

L’anno successivo uno dei collaboratori del Dott. Vittorio Formentano tornò nella sua città natale dopo un periodo trascorso a Milano.
Il Dott. Pietro Ficai Veltroni, primo segretario della neo costituita Associazione, nonché titolare della tessera n. 1 di socio donatore, fondò ad Arezzo la sezione dell’AVIS (che, alcuni anni dopo, per volontà del Duce, si sarebbe chiamata “Associazione Provinciale Datori di Sangue”) assieme al Dott. Enzo Nucci (che fu nominato presidente), al professor Cocci e ad Aldo Malatesti. Primo segretario fu Athos Brunetti (che mantenne lo stesso l’incarico fino agli anni 60).
Attorno a questi pionieri del movimento donatorio aretino si raccolsero circa 80 persone.
La sezione di Arezzo, che pose la sua sede in Via dell’Anfiteatro, 15, nei locali ad essa destinati dalla P.A. “La Croce Bianca”, fu, in termini di reale fondazione, la quarta in Italia (dopo Milano, Torino ed Ancona) ma la seconda ad ottenere il riconoscimento prefettizio (dopo Milano). Era il giorno 08 Agosto 1933.
Dopo circa tre anni dalla costituzione l’allora Podestà Pier Lodovico Occhini, quasi comprendendo l’importanza che quell’Associazione avrebbe potuto ricoprire da lì a pochi anni, volle donarle il suo primo stendardo.
Tale oggetto, tutt’oggi esistente, è ben conservato presso la sede sociale, e costituisce un vanto della sezione aretina, in quanto risulta essere il più antico labaro d’Italia fra tutte le Associazioni di donatori di sangue.


Primo alfiere fu Aldo Rosadi che ricoprì questo incarico per oltre trent’anni.
Sempre di quegli anni è rimasto curioso il fatto che la nostra città abbia ospitato la sessione finale dei lavori del primo congresso scientifico internazionale della trasfusione di sangue in cui erano impegnati, a Roma, 76 delegati provenienti da 21 nazioni. Per quale motivo trasferirsi? E poi, perché così lontano in un’epoca nella quale la mobilità non era veloce né comoda come quella di oggi? Ciò che potrebbe sembrare strano in realtà è facilmente spiegabile. Quegli eminenti medici vollero assolutamente celebrare, attraverso l’apposizione di una targa nel suo paese natale, il medico poppese Francesco Folli, padre della trasfusione nonché inventore dei primi apparecchi di trasfusione.
Particolare ben più curioso è invece il fatto che il Folli, per giungere alle sue conclusioni si debba essere basato sui fondamentali studi sulla circolazione sanguigna e sui grandi vasi anatomici effettuati un secolo prima da Andrea Cesalpino, aretino doc.
E’ un po’ come se questa terra fosse la patria del dono del sangue e della medicina trasfusionale.
E di sangue, negli anni successivi, ne fu, purtroppo, versato a iosa. In tutta Europa. E non solo….
Comunque, durante il lungo periodo bellico, e nonostante i ripetuti e massicci bombardamenti sulla città e l’invio al fronte del Presidente, l’attività dei donatori aretini non fu mai interrotta grazie, soprattutto, all’opera infaticabile dell’allora vicepresidente Aldo Malatesti il quale, essendo invalido, non fu chiamato alle armi.
Insieme a lui si distinsero, in quel buio periodo della storia del nostro paese, i donatori più anziani i quali, pur di compiere il loro gesto di altruismo, si recavano alla Tenuta di Monsoglio, lungo la strada che collega Castiglion Fibocchi a Laterina, dove era stato allestito, in quegli anni, il Centro Prelievi.
E, il 14 Dicembre 1947, al momento dell’inaugurazione della sede, ripristinata dopo i danni causati dai bombardamenti a tappeto che dovette subire Arezzo, a questi furono consegnati 15 diplomi di benemerenza poiché, anche in quel periodo, si erano offerti così generosamente.
Con la costituzione dello Stato repubblicano italiano furono anche abrogate le leggi fasciste del 1935-37 e l’Associazione poté finalmente far riacquisire ai propri soci lo status di “volontario” anziché quello di “datore”. Si costituì quindi anche formalmente l’AVIS nazionale e la sezione aretina vi aderì fin dal primo momento.
Poi, con la promulgazione della Legge n. 49 del 20 Febbraio 1950, a firma del Presidente della Repubblica L. Einaudi, del Presidente del Consiglio dei Ministri A. De Gasperi e del Guardasigilli A. Piccioni, A.V.I.S. fu riconosciuta “ente giuridico” ed ad essa furono affidate le attività di promuovere, coordinare e disciplinare le attività delle sezioni provinciali e comunali dei donatori di sangue. E, così come allora, anche oggi, quotidianamente, chiunque di noi potrebbe trovare dei volontari AVIS nelle situazioni più disparate che stanno adoperando in tal senso.
Ancora nel 1954, dopo oltre venti anni di storia ed una guerra mondiale vissuta in prima persona erano solo 57 gli aretini che donavano periodicamente il loro sangue ma, di lì a poco i numeri dell’AVIS di Arezzo avrebbero subito un’impennata. Gli anni Sessanta furono infatti gli anni di crescita costante per la nostra sezione, sia in termini di donatori che di donazioni. E la base associativa fu ulteriormente ampliata quando nel 1967 si ebbero le costituzioni quasi contemporanee del gruppo AVIS-SACFEM (su iniziativa di Dario Becattini) e del gruppo AVIS–F.S. (su quella di Franco Tanelli). L’ingresso dell’Associazione all’interno delle grandi aziende del territorio fu completato nel 1969, anno in cui fu ufficialmente costituito il gruppo aziendale AVIS-Lebole. L’idea di Maria Salvi di costituire un gruppo di donatori di sangue all’interno di quella che, all’epoca, era la più grande azienda presente nel nostro territorio ebbe una risposta decisamente superiore alle più rosee aspettative.


Nel 1972 AVIS Arezzo fu tra i promotori ed i fondatori di AVIS Toscana mentre, nel 1978, dopo quasi mezzo secolo di presidenza ininterrotta, e dopo aver fatto si che AVIS divenisse una realtà di primo piano all’intero del panorama del volontariato locale, il Dott. Nucci abbandonò la carica.
L’onore (e l’onere) di sostituirlo fu dapprima raccolto da Carmelo Santagati e, poi, al termine del suo mandato triennale, da Adelmo Agnolucci il quale, proprio in quegli anni, si fece anche promotore della costituzione del gruppo aziendale AVIS-SIP.
Agli inizi degli anni Ottanta, la nostra sezione ha, ancora una volta, voluto cercare nuove strade da percorrere e, prima in Italia, grazie soprattutto all’instancabile attività del professor Luciano Pancani, ha costituito un proprio gruppo di donatori di sangue all’interno di una scuola pubblica. I ragazzi del “Liceo Scientifico F. Redi” si sono fatti apprezzare un po’ in tutta Italia essendo portatori del messaggio avisino presso i propri coetanei. Nello stesso periodo, nel mentre le grandi aziende del territorio andavano morendo, con una conseguente ricaduta anche nel mondo del volontariato che su queste si poggiava, furono fatti enormi passi in avanti verso la costituzione dei gruppi all’interno delle aziende municipalizzate. Furono quindi costituiti anche i gruppi AVIS-VIGILI URBANI e AVIS-ATAM.
Nel 1985 Arezzo fu anche scelta quale sede dei lavori assembleari della IL Assemblea nazionale. La nostra provincia ospitò quindi, a distanza di cinquant’anni dall’ultima volta, per tre giorni, i delegati di ogni parte d’Italia che si sono riuniti qui per discutere in merito a quella che, all’epoca, fu definita come “l’imminente definizione della Legge sul dono del sangue” (in realtà la L. 107 vide la luce solo nel 1990). In particolare in tale occasione furono elencate le “irrinunciabili richieste” avanzate da A.V.I.S. in merito alla conferma della possibilità di gestione della raccolta del sangue da parte delle Associazioni di donatori volontari, l’esclusione di ogni fine speculativo, l’istituzione di centri regionali di riferimento, l’integrità retributiva per il donatore che si assenta dal lavoro per un prelievo, il trasferimento dei Centri Trasfusionali di ogni tipo alle USL di riferimento. In pratica, nella nostra città, sono stati riaffermati i principi che muovono alla donazione del sangue gratuita, periodica, volontaria, anonima e responsabile.
In tempi più recenti, ad ulteriore dimostrazione, se mai ve ne fosse bisogno, che l’Associazione è permeata, intrisa, connaturata con il territorio ed i suoi abitanti, (è essa stessa il territorio nel quale gli abitanti-soci si raffrontano) sono stati costituiti dei gruppi di donatori di sangue in ciascuno dei quattro quartieri nei quali si divide il territorio della città e che rappresentano l’essenza stessa dell’appartenenza a questa terra.
Attualmente la sezione aretina, alla cui guida, dallo scorso anno, è stato posto, con l’arduo compito di traghettarla a pieno nel futuro, il Dott. Antonio Guida (quarto presidente in quasi cento anni di storia – forse un altro record!!!), conta circa 3.000 donatori ed effettua oltre 3.500 donazioni annue.
E’ di certo la più grande realtà provinciale nel suo settore specifico nonché una delle principali componenti dell’intero mondo del volontariato. Costituisce parte integrante di tutte le organizzazioni del volontariato aretino essendo membro del CESVOT, della Consulta Provinciale del Volontariato, del Forum del III settore, della Protezione Civile, del Comitato di solidarietà ed è interlocutore privilegiato del Comitato del Buon uso del sangue costituito presso la ASL 8.

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